Di fronte a Marina della Lobra sorge dalle acque “O’Revece”, ovvero il Vervece (dal latino Vervex=caprone) caratteristico scoglio di Massa. Per quanto piccolo a vedersi, l’ isolotto del Vervece è ricco di storie e leggende…
Leggenda narra che le donne della Marina della Lobra, il borgo di pescatori dal quale è possibile ammirare lo scoglio, per proteggere le proprie case da burrasca e mareggiate, decisero di tirare a riva il Vervece. Prepararono delle enormi funi e si disposero sulla spiaggia donne, vecchie e bambine. A nulla valsero i tentativi degli uomini di farle desistere, le donne “tenevn a’capa tosta”. Cominciarono a tirare e tirare, ma il gigante non si muoveva di un passo. E tirarono …e tirarono ancora, fino a che… le corde si spezzarono e le donne finirono a gambe all’aria, battendo il fondoschiena a terra. Da quel giorno, si dice che tutte le donne della Lobra abbiano il sedere piatto.
Il Vervece entra anche in un altra storia, della quale sono protagonisti due pittori: Carlo Amalfi, nativo di Piano di Sorrento, allievo di Sebastiano Conca detto il Gaetano, e il suo falso amico tale Luigi Blower. Per quanto era buono, leale e generoso Carlo, tanto era invidioso, falso, e malvagio Luigi. Quest’ultimo, dopo averne combinate di tutti i colori al povero Carlo giunse perfino a farlo incarcerare per un anno avvalendosi delle sue amicizie a Corte. Durante il suo soggiorno forzato Carlo ebbe modo di rendersi conto della cattiveria del falso amico e meditò la vendetta. Scontata la pena, tornò a Sorrento e quando incontrò Luigi, che si mostrò ovviamente dispiaciuto delle disgrazie dell’altro e assolutamente estraneo al fatto, fece buon viso a cattivo gioco, in attesa del momento propizio per punirlo. E il giorno giusto arrivò! Carlo, abile marinaio, invitò Luigi, che non sapeva neanche nuotare, a fare un giro in barca a vela, essendosi accorto che stava per avvicinarsi una burrasca. Fecero rotta verso Massa e quando arrivarono nelle vicinanze del Vervece erano in piena tempesta. Carlo si divertiva a manovrare fra le onde, mentre Luigi era in lacrime e supplicava l’amico farlo sbarcare da qualche parte. Fu subito accontentato da Carlo il quale accostò al Vervece, lo fece salire sullo scoglio e poi se ne andò gridandogli che era giunto il momento di meditare su tutto il male che fino a quel momento gli aveva fatto. Carlo aveva inteso solo spaventare Luigi, e quindi rimase di sasso quando, andato al Vervece il mattino seguente per recuperarlo, non lo trovò, né ne ebbe notizia in nessuna marina della penisola. L’Amalfi passò il resto della sua vita col rimorso di aver causato la morte di Luigi. Mentre si trovava a Nocera per eseguire dei lavori, sentì che la sua ora stava per arrivare e fece chiamare un frate dal vicino convento dei Cappuccini. Fu così che dopo aver confessato il suo presunto delitto, che lo aveva angustiato per tanti anni, ebbe la sorpresa di scoprire che il frate era proprio Luigi Blower. Questi era stato preso a bordo da una barca di procidani ed evidentemente la lezione gli era bastata, poiché aveva deciso da allora di passare il resto dei suoi giorni in un convento per espiare i suoi peccati. E quindi Carlo Amalfi potè morire contento e sollevato dal tormento che lo aveva afflitto fino ad allora.
Il Vervece, è situato a meno di un miglio dal porto di Marina della Lobra e con il suo faro che oggi è automatizzato, veglia solerte sul borgo marinaro e su tutti i naviganti. Una volta però, come tutti i fari, era affidato alle cure di una persona. Primo “guardiano” fu Salvatore Catuogno, L’incarico passò poi nelle mani di Liberato Mollo e da lì a Matteo, suo figlio. Nel corso di mezzo secolo si è preso cura del Vervece con una dedizione tale da valergli numerose onorificenze, tra le quali spicca la nomina a cavaliere della Repubblica.Corre l’anno 1903, quando il destino dello scoglio viene legato a doppio filo a quello della Madonnina della Lobra. Alla presenza di pochi testimoni, si innalza una croce che consacra il Vervece a vero e proprio santuario naturale. Nel 1974 poi a circa 12 metri di profondità è stata posta una statua in bronzo della Madonna, per festeggiare il record di apnea di Enzo Majorca, che nei pressi del Vervece, raggiunse gli 87 metri di profondità. Da allora, questo scoglio è anche santuario sottomarino! I subacquei ogni anno, in occasione della festa della Madonnina del Vervece, (considerata patrona celeste dei subacquei e di coloro che lavorano in mare) si immergono per celebrarla e per deporre dei fiori ai piedi della statua.
L’ isolotto del Vervece offre diverse suggestive opportunita’ per effettuare immersioni subacquee; per poterle effettuare, pero’, occorre una apposita autorizzazione. Il Vervece infatti si trova nella zona di massima protezione del Parco Marino della Punta della Campanella e per poterlo raggiungere con una imbarcazione (così come per effettuare immersioni subacquee) è necessaria una apposita autorizzazione dell’ ente istituito per garantire la salvaguardia ed il rispetto della riserva marina.
La particolare conformazione dei fondali consente vari tipi di esplorazioni subacquee. Quella meno impegnativa – consigliata ai meno esperti – prevede il raggiungimento di una profondità di circa 19 metri. I più esperti, invece, possono valutare diverse opportunità che raggiungono anche i 40 metri. Le soluzioni possibili, in ogni caso, sono molteplici, tutte capaci di procurare emozioni indescrivibili.
Susy